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Io Wedding Photographer

2 Aprile 2018

Ad un anno dall’inizio, sono pronta.

E pensare che avevo giurato che non avrei fatto fotografia da matrimonio:

“No, no, troppe variabili.
Io preferisco situazioni in cui posso concentrarmi sulla mia creatività”;

Adesso mi rendo conto che quando hai paura di non trovare il “tempo” o il “modo” di essere “creativo” è perché fondamentalmente devi ancora ragionare sulle tue abilità tecniche.

Tanto più la tecnica si insidia in te, quanto più automatico e naturale sarà il processo di esposizione e composizione. Man mano che affinerai questi aspetti la tua creatività esploderà. Me ne sono resa conto con il tempo, colmando ad uno ad uno tutti i miei vuoti tecnici: quando scovare la luce “buona” e “posare” il soggetto non sono più stati un problema, l’esecuzione compositiva e il framing hanno preso il sopravvento e la tecnica si è fatta ancella dell’arte.

No ai matrimoni? Non potevo sbagliarmi più di cosi’.

Ed è lì’, in quel turbinio di emozioni e fatti che si susseguono in un matrimonio che trovi milioni di occasioni per eseguire scatti magici. Quale migliore opportunità per essere creativi in una situazione in cui avrai di sicuro gente ben vestita e ben truccata, posti bellissimi, vibranti emozioni accarezzare cuore e volto delle persone? A pensarci bene in effetti la fotografia da matrimonio è proprio “la crème de la crème” per una fotografa che vuole essere creativa attraverso l’assorbimento e lo spargimento di emozioni. Non potevo sbagliarmi più di così: è proprio questo che voglio fare, essere una fotografa di matrimoni.

Un anno fa il master, oggi pronta per il primo matrimonio.

La verità è che tutti sappiamo quanta pressione e quante aspettative girino attorno al giorno fatidico delle nozze e spesso si rinuncia a fare un business attorno a questo mondo solo per mancanza di fiducia in noi stessi, perché non riteniamo di essere in grado di assumerci una tale responsabilità. Ebbene io oggi sento di essere pronta e di poter dare qualcosa. In questo preciso istante sento di poter dare tutto il mio meglio “di adesso” e che di matrimonio in matrimonio il mio bagaglio empirico crescerà esponenzialmente.

Tra qualche giorno avrò il mio primo matrimonio. Ho deciso di raccontarmi sinceramente in questo blog, nel mio cammino, con molta umiltà, con onestà e senza falsa modestia. Trovo che come artista sia liberatorio poter scrivere nero su bianco i passi emotivamente importanti che si compiono giorno dopo giorno, man mano che quella perfezione a cui aspiri diventa più nitida, quasi a farti esplodere il cuore di gioia.

La mia visione di Wedding Photographer

Il primo passo è sicuramente capire cosa siamo, come vogliamo essere, perché gli altri dovrebbero sceglierci. Ed io so perfettamente cosa sono e cosa voglio essere. La mia fotografia da matrimonio è un’arte a cavallo tra il foto-giornalismo e il fashion/glamour da studio. Mi muovo da uno stile all’altro per creare il “Libro” del matrimonio dei miei clienti. Utilizzo volutamente il termine “libro” invece di “album” perché in esso io racconterò la storia di quel giorno, scatto dopo scatto, come in uno story-board cinematografico. Non sarà una classica raccolta di immagini, ma ogni foto avrà senso in relazione con le altre, in un susseguirsi di emozioni, attraverso un potente crescendo empatico.

Dov’è finito il romanticismo?

Fin qui niente di nuovo, lo storytelling nei matrimoni esiste da almeno un decennio, forse più. Io però voglio porre l’accento sul “romanticismo”. Il matrimonio è il coronamento dell’amore tra due persone e nell’amore c’è romanticismo: più o meno audace, più o meno dolce, più o meno sensuale o eccentrico, ma pur sempre romanticismo. Il romanticismo non può essere il “grande assente” di un libro da matrimonio, non per me. Ed è per questo che “le mie spose” vogliono che sia io a raccontare quel giorno, perché io so come si sentono. Loro sono le protagoniste indiscusse, le regine, le stelle più luminose del firmamento e vogliono che tutto questo sia congelato e raccontato con intensità e amore.

Sacralità e amore, stop al “faking”

Voglio essere diversa dai miei colleghi in città. L’approccio fotogiornalistico che adottano i miei bravissimi colleghi messinesi ha, a mio avviso, una tendenza all’esagerazione e all’esasperazione nel risaltare l’off-topic. Va bene la ricerca di nuove prospettive e del particolare fintanto però che il tutto non scivoli in un rovinoso gioco di “mostrare i muscoli” del “tecnico-fotografo” anche a rischio di svuotare di sacralità e romanticismo il foto-racconto. Parole chiave: sacro, romantico. Ecco com’è il matrimonio.

Credo che quando la fotografia non rispecchi la personalità del soggetto, questa finzione venga fuori con brutalità e assomigli ad una “sporcatura”, una forzatura del personaggio nella persona. Le foto in pose e prospettive inusuali funzionano solo se i soggetti sono inusuali, intendo con personalità eccentriche e fuori dagli schemi. Se una persona è schiva e timida difficilmente apparirà credibile in una posa molto audace e creativa. Meglio qualcosa di più semplice che rimanga autentico.

Mi capita spesso di vedere scatti sgradevoli o stucchevoli, eseguiti benissimo da un punto di vista tecnico, ma del tutto fuori tema e border-line rispetto al messaggio comunicativo. Spostare il baricentro creativo verso l’estremo può indurre al “fake” e purtroppo è un fenomeno sempre più diffuso.

La prospettiva femminile: il matrimonio è delle donne.

Probabilmente ci sono troppi fotografi da matrimonio “maschi” in giro :), magari di quelli che non si sono mai “sposati” e che “odiano i matrimoni” (non me lo sto inventando) e che spesso non hanno la benché minima idea di come ci si senta quel giorno e di quello che una donna voglia davvero. Perché dobbiamo accertarlo, il matrimonio è delle spose. Il “libro fotografico” del matrimonio sarà una bibbia per lei più di quanto non lo sarà mai per lui. Sarà la sposa a a custodirlo gelosamente e a ri-sfogliarlo negli anni a venire. Che i colleghi uomini non se la prendano troppo, dico qualcosa di noto a tutti e anche i migliori fotografi maschietti da matrimonio che conosco questo lo sostengono a gran voce ed è per questo che si fanno aiutare da assistenti donne. Joe Buissink affida a sua moglie la fase del “culling” e della “post-produzione”, non a caso.

Io per le mie spose: Arte ed emozione

Io sarò questo per le mie spose: racconterò quel giorno con la sua verità romantica, la sua eleganza, la sua alta imponenza spirituale e sentimentale. E lo farò con la tecnica a servizio dell’arte, perché l’arte è il mezzo eccellente per veicolare le emozioni umane.

Se ti rispecchi nella mia visione, contattami!

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