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La fotografia da reportage: the story-teller!

26 Giugno 2018

La fotografia da reportage è meravigliosa. Ho letto nel mio ultimo libro di fotografia una frase che mi piace molto: “La fotografia è come un passaporto”; Perché ti da accesso immediato a “quello che succede” liberandoti dall’onere di doverti presentare e giustificare: sei il fotografo e in quanto tale hai libero accesso ai fatti, perché spetta a te foto-documentarli.

Ebbene, che privilegio!!! Di fatto così assaporo meglio e completamente ogni istante della vita. In particolare, quando ti trovi a raccontare un evento importante all’interno di un contesto familiare, come un compleanno, una laurea, un battesimo o un matrimonio, fai il pieno di vibranti emozioni da ogni lato e se, come me, sei affamato di questo genere di energie, allora, sarà un successo. Soprattutto perché quando le persone sono felici, in foto vengono sempre bene.

Vuoi venire bene in foto?? Sii felice!

Ecco, quello che ho capito è proprio questo: cogliere la felicità incagliata tra un attimo e l’altro assicura sempre volti sereni, naturali, spensierati, rilassati e quindi belli. Spesso mi è stato detto: “Sei bravissima davvero! Di solito non mi piaccio mai in foto ma nelle tue SI! E’ senz’altro merito tuo.”;

Ovviamente mi fa piacere sentirlo, ma so bene che questa è una mezza verità. In realtà è l’atteggiamento di chi sta di fronte all’obiettivo che cambia quando sono io a fare le foto. Perché, per questioni di “personalità”, la gente riesce a rilassarsi quando mi ha attorno. Loro non ne sono del tutto consapevoli, ma è questo il punto. Non c’è pretesa se non quella di divertirsi, di goderci la giornata.

Amo riprenderli mentre abbracciano una persona per loro importante, perché questo automaticamente sprigiona il miglior luccichio di gioia nei loro occhi. Osservo molto le persone, come si muovono, ciò che li fa brillare, ciò che li oscura. Cerco, delicatamente, di trasmettere loro la mia positività, affinché vivano l’esperienza della “fotografia” con disinvoltura e “piacere”;

Mille e cento tecniche di posa (che pure conosco) non valgono l’abilità di far rilassare una persona e infondergli senza fatica un sentimento di fiducia, di serenità. A quel punto l’80% del lavoro è fatto. E in questo senso la fotografia da reportage mi sembra facilitarmi la vita: i soggetti sono sempre molti e quasi non mi notano; sono intenti a fare qualcosa e questo li “rilassa”; posso scattare una foto importante senza nemmeno chiedere al soggetto di guardarmi.

Notate bene, la posa di per sé è molto importante. Non foss’altro perché ci aiuta a correggere ciò che la lente deforma. Quello che spesso dico ai miei clienti è che se chiedo loro di mettersi in un certo modo non è perché prima stavano sbagliando, ma perché l’occhio della mia macchina fotografica vede le cose diversamente dal mio e devo quindi ingannarlo agendo su posture, distanze e disallineamenti, in modo da mantenere una parvenza di naturale tridimensionalità in un piano bi-dimensionale.

Insomma, tutto questo preambolo per dirvi che ho amato moltissimo l’ultimo reportage che ho fatto. Per cui adesso vi lascio con qualche estratto! Ciao, alla prossima.

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