
Prove tecniche di newborn photography
I sogni ci fanno essere grandi…
Quando ho deciso di inoltrarmi in questa avventura ero conscia di tutti i rischi del caso, delle problematiche e le incertezze. Tuttavia evidentemente il desiderio di mettere a frutto quello che per molto tempo è stato solo un sogno ha prevalso su ogni paura ed insicurezza. E cosi’ lentamente, passo dopo passo, ho iniziato a documentarmi sull’argomento. Ancora ricordo il terrore al primo workshop alla vista di quei bambini tremanti e piccolissimi. Ho creduto che fosse un lavoro per pochi eletti (e lo credo tutt’ora) e un’ondata di timidezza mi ha travolto interamente.
Abilità fotografiche a parte…
Il “newborn” va ben oltre la tecnica fotografica, della quale è chiaro… devi essere padrone perché qui il “tempo” è tutto e se lo perdi cercando di capire come ottenere la giusta esposizione, dove illuminare, in che modalità scattare… è finita. Sapevo che non ne avrei capito abbastanza se non attraverso l’esperienza diretta, sempre unica ed impareggiabile alleata per una crescita artistica e professionale. E qui soggiunge il dramma: trovare neonati, o meglio “neomamme” che fossero disposte a collaborare con me per l’organizzazione di una sessione.
Non avevo idea di quanto sarebbe stato complicato, specie in una città “piccola” (è inteso non in termini di dimensioni territoriali) come Messina. In fondo ho 32 anni, avrò sicuramente nel mio giro di conoscenze qualche amica o amica di un’amica in dolce attesa o appena partoriente. Beh, difficile da credersi ma a tutt’oggi non sono riuscita a trovare un cucciolo d’uomo da introdurre nel mio studio e al quale offrire tutto il mio amore e la mia delicatezza per renderlo protagonista indiscusso di un pomeriggio di coccole a suon di scatti!
Ci vuole ben altro per spezzarmi…
Ma sapete come sono fatta. Di certo una volta che decido di intraprendere un viaggio non lascio scoraggiarmi dalle difficoltà molto facilmente. Come fare allora? Un aspetto che mi lasciava perplessa era l’organizzazione del set. Dovevo capire come coordinare i vari props, come posizionarli in base alla luce e al corpicino del neonato. I primi tentativi sono stati piuttosto patetici… scatti a cestini vacanti, decorati a puntino ma vuoti. Allora investigo online per capire come si sono mossi i miei colleghi e cosa scopro? L’uso delle bambole!
Ho trascorso giorni a cercarla per mari e per monti. Mi serviva che fosse piuttosto realistica, calva e con occhi chiusi, morbida in modo tale da poter giocare con diverse pose. Di scelta ce n’era ma i prezzi erano alle stelle. Ma non ho demorso e alla fine ho trovato un esemplare newborn da collezione dall’Inghilterra ad un prezzo ragionevole e che rispecchiasse in tutto e per tutto le mie esigenze sceniche. Compro e attendo la spedizione. L’attesa è stata abbastanza snervante: una decina di giorni per un pacco dal Regno Unito. Ma l’arrivo del pacco e l’emozione che ho provato quando l’ho vista per la prima volta hanno azzerato tutto: ne era valsa la pena.
Vi presento Joy…
Joy è un maschietto ma è talmente bello che può essere facilmente scambiato per una femminuccia. Spero non si sia offeso se in alcuni dei miei test gli ho messo dei fiocchi in testa e l’ho vestito da bambina. Che dirvi? Me ne sono innamorata, ai limiti del patologico! E’ solo una bambola ok, ma l’avete vista? Trasuda vita, è davvero realistica e dolcissima… mi ha concesso l’opportunità di fare molti esperimenti in termine di luce, set, colori e stile in post produzione. Finalmente oggi so qual è il mio personalissimo taglio di fotografia da newborn e lo devo a lui, signore e signori, al pezzo di silicone inglesino tenero tenero di nome “Joy”! Vi lascio le foto e mi raccomando spargete la voce: sto ancora cercando neonati da rendere protagonisti indiscussi di un pomeriggio di coccole a suon di scatti!
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